Le elezioni primarie sono uno strumento essenziale di
partecipazione della cittadinanza alla strutturazione interna dei partiti, e
quindi alla vita politica complessiva del paese.
Tuttavia questo strumento, per essere effettivo e realmente
efficace, non può limitarsi a dare ai partiti una “facciata democratica”, buona
solo per i giornali e gli altri media, ma deve corrispondere ai loro effettivi
criteri organizzativi interni.
1. Le primarie devono essere aperte: sia per quanto riguarda i candidati, sia per la
partecipazione al voto. Devono quindi essere escluse tutte le forme di
discriminazione preliminare o di preiscrizione, che ridurrebbero questo
strumento di democrazia ad un sistema di propaganda.
2. La libertà di accesso alle primarie naturalmente non
esclude che la partecipazione ad esse non sia pubblica a tutti gli effetti, in
quanto comporta un’assunzione di responsabilità diretta da parte dei
partecipanti.
3. L’ammissione delle candidature deve fondarsi sul rifiuto
di ogni discriminazione, di genere, culturale, sociale ecc.; occorre invece
favorire la presenza fra i candidati non solo di donne, ma anche di rappresentanti
delle minoranze e dei territori.
4. È necessario, in questa prospettiva, superare il
prevalere, nella rappresentanza politica interna al Partito, dei capoluoghi sul
territorio.
5. L’uso dello strumento delle primarie non deve limitarsi
a poche cariche, come nella designazione di un leader di coalizione o del
Segretario del Partito, ma deve estendersi a tutte le elezioni, europee, nazionali,
regionali e comunali.
6. I partiti dovranno subordinare le deleghe presso gli
enti pubblici o partecipati sia alla valutazione delle competenze, sulla base
di curriculum accessibili a tutti, sia ad un orientamento politico chiaro.
7. Finché non verrà ridata agli elettori la possibilità di
scegliere un candidato nelle liste elettorali per il Parlamento ed il Senato,
basterebbe che queste corrispondessero alle preferenze delle primarie per
evitare in buona parte gli effetti della legge porcellum.
8. Le elezioni primarie – soprattutto se estese a tutte le
votazioni – comportano l’avvio d’una
ricalibratura della delega, in quanto sottolineano il primato della società
sui partiti politici.
9. Soprattutto in un momento difficile come quello attuale,
i partiti, se vogliono riguadagnare la fiducia degli elettori, devono ampliare
ed incentivare le proprie relazioni con la società civile e con tutte le sue
componenti, sia economiche, sia politiche, sia culturali, anche collaborando
attivamente con le libere associazioni e con i movimenti politici non
partitici.
10. Questo non comporta una concessione da parte dei
partiti alla società civile, ma, proprio al contrario, che essi si riconoscano
come una sua componente essenziale, smettendo di considerarsi abusivamente come
una parte dello Stato. Realizzare una loro effettiva democratizzazione
significa realizzare con maggiore efficacia anche la democrazia parlamentare.
11. Una componente essenziale della sfiducia sempre più
diffusa fra i cittadini nei confronti dei politici dipende dai metodi di finanziamento dei partiti. Il loro
finanziamento pubblico – che del resto in Italia era stato rifiutato da un
referendum – ha incentivato una grave distorsione della democrazia, facilitando
il malcostume e l’adozione di comportamenti illegali anche al loro interno. Il
finanziamento dei partiti deve quindi tornare alla società, prevedendo la
detraibilità fiscale dei contributi economici liberi (eventualmente entro
limiti determinati), oltre che la loro assoluta trasparenza pubblica. Nel
contempo, anche la gestione economica interna dei Partiti deve diventare
pubblica e pubblicamente controllabile, venendo sottoposta ad organismi terzi
di revisione, come la Corte dei Conti.
12. È inoltre necessario dare un limite alla rieleggibilità in
tutte le cariche politiche ed amministrative, istituendo (e facendo rispettare senza eccezioni) un
limite a tre mandati parlamentari, ed accompagnando questa nuova
regolamentazione con il divieto di riproporre come candidati almeno un terzo
degli eletti (soprattutto nei primi anni d’applicazione). Questo non solo
consentirebbe di rinnovare i quadri politici italiani, spesso legati a
concezioni politico-economiche del tutto superate, ma contribuirebbe in maniera
decisiva a rendere i Partiti dei rappresentanti effettivi della società civile.
13. Devono infine venire a cadere gli
assurdi privilegi economici e previdenziali che contraddistinguono da troppo
tempo la classe politica italiana.
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