venerdì 3 agosto 2012

Programma per una nuova politica di centrosinistra



Cari amici,
qui sotto trovate il Programma per una nuova politica di centrosinistra, che abbiamo elaborato a partire dalle proposte di:

Maurizio Borsatto
Francesco Corso
Gaetano De Venuto
Marisa Galbussera
Angelo Mancini
Ettore Perrella
Maria Piscitello
Paolo Vallarin

Il programma sarà discusso e approvato in un'apposita assemblea, che si svolgerà (in data e luogo da precisare) alla fine d'agosto. Nell'Assemblea parleremo anche della candidatura di Francesco Corso alle prossime politiche.

Eventuali proposte di modifica del programma dovranno essere comunicate all'indirizzo  ideecorsare@gmail.com almeno una settimana  prima dell'Assemblea, in modo che ciascun partecipante sia informato in precedenza.
Un caro saluto a tutti

Ettore Perrella



I. Economia e superamento della crisi

1.1. L’attuale crisi globale richiede che l’economia reale sia difesa dagli effetti distruttivi della finanza, attraverso la collaborazione fra molti Stati, in primo luogo nell’Ue, che va riproposta come un’effettiva federazione. La Bce dovrà divenire quindi una effettiva banca federale, dotata di tutti i poteri delle banche nazionali, simile alla Banca federale degli Stati Uniti.

1.2. È necessario distinguere le bad companies, che si limitano alla speculazione finanziaria, dalle good companies, che invece raccolgono il risparmio ed operano a sostegno dell’economia reale. Se in difficoltà, le prime verranno abbandonate al loro destino, mentre le seconde saranno nazionalizzate tramite il Ministero del Tesoro, che si fa garante dei depositi dei cittadini.

1.3. Dal momento che la messa a punto di questi processi può richiedere dei tempi abbastanza lunghi, si potranno adottare solo in Italia delle misure temporanee di salvaguardia.

Possibili misure temporanee

1.4. Verrà posto un limite massimo a tutti gli stipendi, sia nelle società pubbliche o pubblicamente partecipate, sia in quelle private, stabilendo nelle attività produttive un limite massimo di oscillazione fra lo stipendio minimo e quello massimo (ad esempio 1 a 10).

1.5. S’incentiverà la sostituzione del debito dello Stato con l’estero con un debito interno, proponendo solo ai cittadini italiani la possibilità di sottoscrivere degli Otif (Obbligazioni del tesoro con incentivo fiscale), con interesse definito (non più del 4%), ma esenti da ogni tassazione. Le somme così raccolte saranno subito utilizzate per restituire le somme prestate da investitori esteri.

1.6. Per produrre la riduzione progressiva della tassazione e nello stesso tempo l’incidenza dell’evasione fiscale, tutte le uscite – anche per fini alimentari, di svago ecc. – diventeranno detraibili dal reddito (con un tetto massimo ed escludendo le spese per beni di lusso). Se necessario, si potrà introdurre una percentuale di detraibilità delle spese, ma non inferiore al 50% del totale.

Rilancio dell’occupazione

1.7. Saranno riprogrammati i progetti delle Grandi Opere in favore delle reti dei territori, riaffermando le sovranità economiche territoriali, in rapporto di sussidiarità con quelle nazionali, sovranazionali e globali. È indispensabile rilanciare il turismo con una effettiva salvaguardia sia del territorio, sia evitando la trasformazione in ghetti di interi quartieri delle città.

1.8. Saranno introdotte facilitazioni e stimoli fiscali per le sostenibilità energetica ed ambientale, promuovendo la sostenibilità e l’occupazione, anche grazie alla definanziarizzazione delle società.
Per rilanciare l’economia soprattutto nel meridione saranno create delle no tax areas.

1.9. Saranno promosse nuove forme d’investimento sui territori, per le popolazioni, l’ambiente e le attività produttive (sull’esempio dell’art. 66 del decreto-legge n° 1 del 2012, che prevede d’avviare l’assegnazione ai giovani agricoltori delle terre demaniali in stato di abbandono, che però non è in attuazione).

1.10. Non è ammissibile che, per salvaguardare il lavoro, non si rispettino i limiti imposti dai vincoli paesaggistici ed artistici, o addirittura – come nel caso dell’Ilva di Taranto – si lascino in funzione delle produzioni altamente inquinanti e che provocano danni alla salute.

1.11. Il lavoro, nella fluidità del mondo attuale, va salvaguardato soprattutto reinventandolo. Non è possibile riproporre modelli industriali falliti e il continuo consumo di territorio. 

1.12. È necessario salvaguardare un minimo reddito garantito per chiunque e incentivare il lavoro stabile, riducendo nettamente il precariato. Il campo del turismo e della cultura è cruciale in questo contesto.

1.13. Vanno sostenute le proposte di legge regionale d’iniziativa popolare: "Reddito Minimo di cittadinanza e contrasto alla povertà" e "Per la riconversione ecologica dell'economia".

1.14. Saranno interrotte le politiche di privatizzazione e svendita del patrimonio pubblico e delle partecipazioni aziendali (ad esempio Finmeccanica), per non svalorizzare gli asset nazionali (Ferrovie, Scuola, Utilities) e non svendere la produzione civile (com’è accaduto per esempio in Argentina).

1.15. Saranno rinegoziate le concessioni pubbliche (da quelle per le frequenze a quelle petrolifere).

1.16. Sarà stimolato il tessuto produttivo-commerciale interno e verranno posti dei limiti qualitativi e sanitari più vincolanti alla concorrenza globale.

1.17. Verranno introdotte imposte per l’esercizio di attività che drenano ricchezza dai territori (come ad esempio nella grande distribuzione organizzata), a compensazione della concorrenza di forza esercitata contro le economie territoriali.

1.18. Possibilmente con l’accordo internazionale, verrà introdotta anche un’imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin tax).

1.10. L’immigrazione generica si è risolta spesso anche in un danno per l’occupazione degli italiani. Perciò saranno da individuare dei criteri per la limitazione e la regolamentazione dei flussi migratori.

1.20. Sono da limitare le esportazioni di denaro liquido dall’Italia. L’assistenza sanitaria e pensionistica sarà garantita solo ai lavoratori stranieri che siano divenuti residenti in Italia ed a condizione che rimangano effettivamente nel nostro paese.

Lotta al quarto settore

1.21. Il quarto settore (criminalità organizzata, corruzione politica, evasione fiscale, economia canaglia, riciclo capitali ecc.) oggi costituisce una delle cause primarie (globali) delle crisi finanziarie e sociali (nazionali). Il conflitto d’interessi è all’origine di tutte le degenerazioni dell’intervento dello Stato. Saranno perciò rapidamente approvate delle leggi contro il conflitto d’interessi in tutte le sue forme, dalla politica alla finanza.

1.22. Gli enormi deficit dei bilanci pubblici prodotti nelle Regioni in parte controllate dal quarto settore non dovranno essere appianati continuamente “a piè di lista”, ma l’aiuto delle Stato e delle altre Regioni avverrà dando la possibilità di utilizzare le ingenti ricchezze accumulate dalla malavita soltanto se le Regioni stesse doteranno tutte le forme di governo locale (Provincie e Comuni) di un programma di forte contrasto alla criminalità e alla corruzione. 

1.23. Sarà istituito un Ministero apposito contro il quarto settore, con potere di intervenire direttamente e coordinare gli organi di Polizia e di denunciare al Parlamento tutti i conflitti di interesse in atto.

Energia e agricoltura

1.24. Saranno incentivate tutte le modalità di approvvigionamento energetico che rendano l’Italia il più possibile autonoma dall’approvvigionamento dall’estero delle materie prime, privilegiando le energie rigenerabili (eolica, solare ecc.). Saranno incoraggiati perciò i privati che vorranno dotarsi di fonti energetiche autonome.

1.25. Andrà rilanciata l’agricoltura italiana, facilitando la distribuzione diretta della produzione al di fuori dei grandi circuiti distributivi. Questo faciliterà l’aumento del guadagno dei produttori agricoli e di chi lavora all’industria della conservazione e della produzione di derivati. Saranno vietati tutti i prodotti geneticamente modificati e favorite tutte le produzioni locali, con la denominazione di origine protetta, sia in Italia, sia all’estero, sia nell’agricoltura, sia nella trasformazione.

1.26. Saranno protette le esportazioni, con un’opposizione a livello internazionale contro il falso made in Italy.

II. Riforme costituzionali

2.1. Introduzione nella Costituzione del soggetto Beni comuni, del soggetto Ambiente e della Informazione come diritto democratico. Revisione della riforma del Capitolo 5 (legge Costituzionale n. 3/2001) nel senso della responsabilizzazione delle autonomie territoriali e di una vera sussidiarietà.

2.2. Introduzione dello ius soli ed esclusione dello ius sanguinis, al fine di riconoscere automaticamente la cittadinanza a tutti i nati in Italia da genitori qui residenti. I diritti così acquisiti vanno subordinati alla permanenza effettiva nel nostro paese.

2.3. Introduzione dell’obbligo costituzionale della democrazia interna dei Partiti.

III. Riduzione della burocrazia e liberalizzazioni

3.1. Vanno ridotte radicalmente le spese dello stato per la politica (eliminazione dei finanziamenti ai partiti, riduzione degli stipendi e delle pensioni dei parlamentari, riduzione al minimo delle società partecipate improduttive ecc.).

3.2. Dopo la riduzione del numero delle Province, sarà opportuno aggregare anche i piccoli Comuni, secondo quanto previsto dalla recente legge regionale del Veneto su questa materia.

3.3. Si elimineranno tutti i privilegi dei gruppi d’interesse, liberalizzando al massimo sia le professioni, anche attraverso l’eliminazione degli ordini, sia le società economiche e finanziarie.

3.4. I progetti di legge andranno resi pubblici almeno tre mesi prima della loro approvazione.

3.5. L’informazione televisiva e radiofonica sarà ristrutturata, escludendo i partiti politici dal controllo di questi strumenti di comunicazione.

3.6. Il mondo del terzo settore e del no profit, come i consultori pubblici e privati, saranno sostenuti da opportuno misure di salvaguardia e di finanziamento.

IV. Diritti civili: coppie di fatto, ius soli, testamento biologico e nuove forme di genitorialità

4.1. Introduzione di una legislazione che preveda diritti e doveri delle coppie di fatto, anche dello stesso sesso.

4.2. Approvazione di una legge contro l’omofobia.

4.3. Revisione della legge attuale sul testamento biologico e previsione della possibilità che ciascuno dichiari liberamente la propria volontà d’essere curato in caso di disabilità permanente.

4.4. Revisione delle leggi sull’adozione, aprendo questa possibilità anche a coppie di fatto non sposate.

V. Il rilancio del welfare: l’assistenza socio-sanitaria

5.1. L’allungarsi della vita media sta modificando le esigenze cui l’assistenza sanitaria è chiamata a far fronte e che oggi non possono più essere gestite solo dagli ospedali, i cui costi sono del resto molto alti. L’assistenza ospedaliera sarà perciò integrata e, quando possibile, sostituita dalle cure palliative domiciliari, meno costose e più proficue per tutte le cronicità.

5.2. Il modificarsi della popolazione (flussi migratori, aperture di nuovi confini, richieste d’asilo) pone importanti problemi non solo d’assistenza, ma anche d’integrazione sociale. Le ULSS, non a caso chiamate unità locali socio-sanitarie, i PSSR, piani socio-sanitari regionali, sono tenuti ad occuparsi di queste problematiche in modo integrato a livello nazionale.

5.3. Oltre ad integrare i livelli di assistenza, sarà necessario chiamare i cittadini stessi a collaborare con le istituzioni, coinvolgendoli nelle decisioni istituzionali. Per una più approfondita analisi di queste necessità sociali è necessario che si sviluppi un dibattito anche fra le Associazioni, i Partiti politici e le istituzioni socio-sanitarie.

VI. L’urgenza formativa: il rapporto fra la scuola e il rinnovamento produttivo

6.1. Perché il nostro sistema dell’istruzione non produca luoghi di frammentazione, piuttosto che di formazione, l’istruzione d’ogni ordine e grado andrà rilanciata con interventi di sostegno alla scuola pubblica, con un maggiore investimento soprattutto sulle scuole professionali.

6.2. L’insegnamento della lingua inglese sarà reso obbligatorio per tutte le scuole, a partire dalla scuola materna.

6.3. Il valore legale dei titoli di studio sarà totalmente abolito.

6.4. I docenti saranno valutati a partire da un’apposita commissione di merito e non solo per concorso.

6.5. È necessario incentivare nelle Scuole la promozione del diritto all’istruzione ed alla partecipazione, attraverso la definizione di che cos’è il lavoro minorile, il lavoro sfruttato e il lavoro degno, visto come momento formativo nella crescita integrale del minore, al fine di ridare ai giovani una cultura del lavoro e una conoscenza della realtà lavorativa, per cui, a fronte dell’idea di una scuola dell’obbligo svalorizzata e vissuta come dovere, più che come diritto, essi possano avere la prospettiva di una vera alternativa.

6.6. Non basta più una scuola uguale per tutti: ci vuole una scuola che apra reali opportunità, avendo al centro i ragazzi nei loro contesti di vita. È necessario, soprattutto nelle scuole professionali, superare le opposizioni tra scuola e formazione professionale, tra tempo del sapere e tempo del lavoro. Scuola, formazione e lavoro stanno assieme, se al centro dell’esperienza c’è la vita dei giovani.

6.7. La promozione fin dalla scuola di azioni di lavoro cooperativo potrebbe promuovere una cittadinanza attiva, che sfrutta il naturale desiderio di partecipazione dei ragazzi a progetti integrati nella realtà, attraverso percorsi di co-costruzione accompagnati dagli adulti, che possono avere un’alta valenza formativa.

6.8. È opportuno creare, in collaborazione con le industrie e le aziende produttive, dei luoghi istituzionali in cui possano essere presentate da giovani ricercatori delle nuove idee in grado d’incentivare la produzione, accompagnando i ricercatori alla loro realizzazione pratica, con il supporto delle aziende.

6.9. Gli istituti di ricerca scientifica e tecnologica delle Università vanno sostenuti economicamente, perché l’istruzione ed il progresso delle competenze scientifiche costituisce un investimento cruciale per rilanciare anche la produzione industriale su un piano di eccellenza, restituendo così all’Italia il posto che le spetta nella produzione industriale mondiale.

VII. Nuove forme di partecipazione politica e democrazia interna dei partiti

Parlamento

7.1. Nessun Parlamentare potrà essere rieletto per più di tre legislature. Lo stesso vale per qualunque altra carica pubblica. Devono infine venire a cadere gli assurdi privilegi economici e previdenziali che contraddistinguono da troppo tempo la classe politica italiana. I loro vitalizi saranno equiparati al trattamento pensionistico nazionale su base contributiva.

7.2. Sarà incentivata la presenza femminile nelle rappresentanze politiche (se occorre, in maniera transitoria, con l’introduzione di quote predeterminate).

7.3. A tutti i parlamentari sarà vietato ricoprire altre cariche pubbliche durante il loro mandato.

7.4. Non saranno eleggibili a cariche pubbliche tutti i cittadini condannati.

7.5. La legge elettorale va rivista consentendo ai Cittadini di scegliere nominalmente i candidati.

Partiti

7. 6. Le elezioni primarie sono uno strumento essenziale di partecipazione della cittadinanza alla strutturazione interna dei Partiti, e quindi alla vita politica complessiva del paese. Esse devono quindi divenire obbligatorie per tutti i Partiti.

7.7. Tuttavia questo strumento, per essere effettivo e realmente efficace, non può limitarsi a dare una “facciata democratica” ai Partiti, ma deve corrispondere all’effettiva democraticità della loro gestione (cfr. § 2.2).

7.8. Le primarie devono essere aperte, sia per quanto riguarda i candidati, sia per la partecipazione al voto. Devono quindi essere escluse tutte le forme di discriminazione preliminare o di preiscrizione, che ridurrebbero questo strumento di democrazia ad un sistema di propaganda mediatica.

7.9. La libertà di accesso alle primarie naturalmente non esclude che la partecipazione ad esse non debba essere pubblica a tutti gli effetti.

7.10. L’ammissione delle candidature deve fondarsi sul rifiuto di ogni discriminazione, di genere, culturale, sociale ecc.; occorre invece favorire la presenza fra i candidati non solo di donne, ma anche di rappresentanti di tutte le minoranze.

7.11. L’uso di questo strumento non deve limitarsi a poche cariche, come nella designazione di un leader di coalizione o del Segretario d’un partito, ma deve estendersi a tutte le elezioni, nazionali, regionali e comunali. L’adozione delle elezioni primarie – soprattutto se estese a tutte le votazioni – costituisce l’avvio di una ricalibratura della delega politica, perché sono solo i cittadini a designare coloro che li rappresentano nei Consigli Comunali, Regionali e alle Camere. I Partiti devono quindi tornare ad essere una componente essenziale della società civile, smettendo di considerarsi abusivamente come una parte dello Stato. Realizzare una loro effettiva democratizzazione significa realizzare con maggiore efficacia anche la democrazia parlamentare. È la base degli elettori che deve controllare se l’operato degli eletti corrisponde realmente alla delega affidata loro. La sovranità – anche in termini di diritto costituzionale – è e rimane dei cittadini, e non è certo degli eletti, e tanto meno dei Partiti politici.

7.12. Perciò tutti i Partiti, se vogliono riguadagnare la fiducia degli elettori, devono ampliare ed incentivare le proprie relazioni con la società civile e con tutte le sue componenti, economiche, politiche e culturali, anche collaborando attivamente con le libere associazioni e con i movimenti politici non partitici.

7.13. È urgente superare la verticalità dei Parititi, dando maggiore autonomia decisionale agli organismi cittadini, provinciali e regionali; ed allargando le loro collaborazioni internazionali, soprattutto in Europa. Dal momento che gli accordi fra gli Stati sono oggi vincolanti anche per i Parlamenti nazionali – soprattutto, ma non solo, nell’Unione Europea –, i Partiti italiani dovrebbero collaborare attivamente con i Partiti di altri Stati, o addirittura federarsi con essi.

7.14. Il finanziamento pubblico dei Partiti – che del resto in Italia era stato rifiutato da un referendum – ha incentivato una grave distorsione della democrazia, facilitando il malcostume. Il finanziamento dei partiti deve tornare alla società, prevedendo la detraibilità fiscale dei contributi economici liberi (eventualmente entro limiti determinati), oltre che la loro assoluta trasparenza pubblica.

7.15. Nel contempo, anche la gestione economica interna dei Partiti deve diventare totalmente accessibile e pubblicamente controllabile, venendo sottoposta ad organismi terzi di revisione, per esempio la Corte dei Conti.

7.16. La democrazia interna dei partiti sarà prevista da un apposito articolo da introdurre nella Costituzione (vedi sopra § 2.3).

7.17. I Partiti non devono essere delle associazioni private, ma degli enti di diritto pubblico.
Fare politica non è più un privilegio, ma un servizio.

7.18. Verrà introdotto un principio di responsabilità civile ed erariale, come per gli amministratori, soggettiva per i politici ed oggettiva per i Partiti.

7.19. I Partiti saranno totalmente estromessi dalla gestione ed amministrazione della funzione pubblica (amministrativa) e dei mezzi di comunicazione (in primo luogo la Rai).

VIII. Prospettive ed idee di sviluppo per Padova ed il suo territorio

Gestione area metropolitana

8.1. I problemi delle città sono strettamente connessi con quelli del territorio circostante, e questo vale soprattutto nell’ “area metropolitana” o nella “metropoli diffusa” che collega le città venete, fra Vicenza, Padova, Venezia e Treviso.

8.2. Proponiamo perciò:
– la proibizione di occupazione di altro territorio per scopi di edificazione ed il recupero edilizio delle aree già costruite;
– la proibizione di creare altre zone commerciali periferiche ed il rilancio del commercio nel centro storico e nei quartieri (con specificazioni differenti);
– la creazione di parcheggi custoditi esterni al centro e di collegamenti pubblici rapidi e continui;
– che si progettino dei collegamenti metropolitani efficienti fra Padova e l’area metropolitana di cui fa parte, da Vicenza a Treviso e Venezia;
– che le aree verdi circostanti alle città vengano destinate a parchi di rispetto agricolo, con la creazione di lotti assegnabili a chi voglia coltivarli;
– che la produzione di questi parchi sia destinata a mercati destinati solo a questo ed estranei alla grande distribuzione; questo avrebbe anche la funzione di rilanciare l’occupazione in questo ramo non secondario;
– il recupero degli edifici esistenti, soprattutto quando sono dismessi, con la creazione di nuovi centri di aggregazione sociale.

La produzione nel territorio

8.3. Ci pare importante rilanciare lo sviluppo dei settori dell’informatica e delle telecomunicazioni (ICT), comprendendo in questo aggregato le specializzazioni di tipo industriale e terziario legate alle nuove tecnologie, per le quali Padova occupa già il primo posto nel Veneto

8.4. Sarebbe utile creare un connubio ancora più stretto tra il mondo delle imprese e l’Università, in maniera che i corsi di laurea siano meno a compartimenti stagni, e sempre più confezionati dalle esigenze di mercato, tramite le richieste dei possibili datori di lavoro.

Padova e la sua Provincia

9.1. L’attuale crisi pone una sfida che è urgente affrontare e risolvere: quella d’immaginare e realizzare uno sviluppo non più basato sulle cementerie, gl’inceneritori, le cave, le discariche, le imprese inquinanti ed un’estensione insensata e distruttiva delle aree edificate, ma sulla valorizzazione d’un sistema di valenze storiche, archittettoniche, paesaggistiche, museali, termali ed ambientali uniche: una ricchezza inestimabile sulla quale dobbiamo cominciare finalmente ad investire. È necessario perciò realizzare un coordinamento effettivo fra tutti gli attori politici e sociali del territorio (dirigenti e parlamentari, sindacati, associazioni, amministratori dei Comuni ecc.), coinvolgendo nelle decisioni tutti i livelli dell’amministrazione, ma in primo luogo i cittadini, con nuove forme di partecipazione alle decisioni politiche. È essenziale, infatti, che i cittadini possano finalmente contare su chi si fa interprete delle loro istanze e delle loro speranze.

9.2. È inoltre necessario dare più peso politico al territorio della provincia rispetto al capoluogo. Il territorio deve avere le proprie rappresentanze all’interno dei Partiti, nel Parlamento, nella Regione e nella Provincia.

Dalle amministrazioni locali alla politica europea

10.1. Le città subiscono oggi le decisioni di istituzioni che non hanno alcuna relazione con l'amministrazione locale, mentre le decisioni prese altrove – anche dalle istituzioni dell'Unione Europea – hanno una ricaduta immediata su di esse. Pertanto le amministrazioni comunali devono partecipare alla fase di formazione delle decisioni anche delle istituzioni europee, se non vogliamo che le decisioni delle istituzioni europee siano regolate unicamente dall'andamento dei mercati.

10.2. La città deve concorrere a far recepire dal basso un modello sociale per l'Europa, partecipando ai lavori del Comitato delle Regioni dell'Unione Europea ed alle sue sottocommissioni.

10.3. Il Comune può impegnarsi anche sul non meno importante versante dell'indirizzo politico, convocando un Comitato per la Federazione Europea, e tenendo i contatti con tutti i soggetti attori della città: sindacati, associazioni imprenditoriali, cooperative, associazioni artigiane, livelli locali dei partiti, quelli delle associazioni registrate presso il Comune. Questo Comitato deve trovare al suo interno l'accordo per documenti che facciano sapere alle istituzioni dell'Unione Europea che si vuole un Piano unico europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, che comporti la riconversione in senso ecologico dell'economia, l'uso di energie rinnovabili ed il sostegno alla ricerca ed all'applicazione di innovazioni.

10.4. Per evitare che nasca un fisco europeo senza una volontà politica unica europea, occorrerà indicare un'idonea procedura da inserire nella riforma dei Trattati sull'Unione Europea, prevedendo una serie di passaggi:
– un’Assemblea Costituente europea, rappresentativa di cittadini, Governi e Comissione Europea;
– una discussione in Assemblea di un progetto di Costituzione redatto dal Parlamento Europeo, unico organo a legittimazione democratica dell'Unione Europea;
– una previsione nella Costituzione che conferisca la ratifica ad un referendum unico europeo;
– che il referendum avvenga solo negli Stati che hanno partecipato coi loro rappresentanti alla redazione della Costituzione e, se nella maggioranza di quegli Stati vinca il “sì”, la Costituzione, aperta all'adesione di altri Stati, entri subito in vigore.

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