sabato 19 giugno 2010

Una riflessione programmatica sull'Alta Padovana

Non dico nulla sulla “democratizzazione” del Partito. Credo però che sul programma ci dovrebbe essere un preambolo su questo per marcare le differenze con il “candidato unico”.

Per quanto riguarda il programma Franca ha troppa fiducia in me! In ogni caso provo a buttare giù per l’Alta qualche argomento su cui il PD provinciale si dovrebbe impegnare e che incrocerebbe gli interessi dei “territori”:

• Il sistema dei servizi pubblici, la loro qualità, la sua razionalizzazione rispetto ai flussi, le realizzazioni (pendolarismo studentesco e di lavoro Padova-provincia, metropolitana di superficie, sistema intermodale – biglietto unico, ecc.);

• Il mantenimento di un sistema di servizi sanitari ospedalieri e territoriali di qualità anche alla periferia dell’impero (azienda ospedaliera di Padova). Non si parla ovviamente delle alte e altissime specializzazioni ( che è giusto siano centralizzate a livello provinciale), ma di evitare il progressivo ridimensionamento delle realtà periferiche con disagi sanitari e logistici per le popolazioni residenti.

• Non voglio avventurarmi in proposte sul mondo del lavoro (con cui altri di noi hanno più dimestichezza di analisi e conoscenza), ma alcune idee forti sulla galassia di piccole attività industriali manifatturiere diffuse (per fortuna o per disgrazia?) nel territorio dovremo pure formularla. (Aiuti, Riconversione, Innovazione, Formazione, Qualità)

• Completare e rendere razionale per l’uso quotidiano, del tempo libero e per il turismo la rete di piste ciclabili esistenti e in progetto. A partire dall’Ostiglia che può diventare un investimento anche ai fini turistico/commerciali.

• Valorizzare i corsi d’acqua e le realtà già organizzate di interesse naturalistico (Oasi di Onara), le piste ciclabili esistenti, ai fini di un turismo dolce di carattere anche religioso (S.Antonio).

• Di agricoltura non ne parla nessuno. In campagna elettorale ho invitato a Camposampiero D’Ascanio della C.I.A. (non nel senso di intelligence, ma di confederazione italiana agricoltori) e le cose che ha detto mi sono sembrate interessanti. Con CIA e Coldiretti (e le organizzazioni dei consumatori) si potrebbe cercare di interloquire per una sorta di alleanza per la difesa del territorio dall’eccessiva urbanizzazione, dalla “chimica” e dalle multinazionali alimentari.

• Per esperienza personale (mia moglie è insegnante di scuola pubblica primaria) mi sembra importante il ruolo della scuola pubblica nelle politiche di integrazione. Nell’Alta c’è una rete “Mosaico” che coordina le attività dei docenti referenti per gli stranieri in ogni singola scuola. Mi piacerebbe che si parlasse anche di questo all’interno del discorso di difesa e valorizzazione della scuola pubblica, delle sue esperienze e delle sue risorse.

Maurizio Osti

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