Settemila tra donne e uomini, giovani e vecchi, iscritti e non iscritti, parlamentari, segretari regionali, provinciali, di circolo e tanti, tanti amministratori locali.Tutti hanno avuto a disposizione cinque minuti, non un secondo di più. Abbiamo parlato di noi italiani, di come l’Italia dovrebbe essere. Lo abbiamo fatto da democratici, come sappiamo esserlo noi: in fila per uno, con il sorriso sulle labbra, senza una scaletta precostituita, senza primi della classe e maestrine dalla penna rossa. Una maratona di proposte, informazione e comunicazione. Sul lavoro, sulla scuola, sull’università, sulla sanità, sull’ambiente, sul merito, sulla giustizia. Dove tutti hanno bandito il termine “rottamazione” e sollecitato però il Pd a essere coerente con le regole che ci siamo dati tre anni fa, in particolare sull’esigenza di utilizzare le primarie e sul rispetto dellimite del numero di mandati istituzionali. Il tutto in una vecchia stazione restaurata (la stazione è un luogo d’incontro), non in una villa o in un teatro dove si recita un copione e i posti nelle prime file sono sempre riservati per chi arriva in ritardo e non è bene che rimanga i piedi. Non dobbiamo temere l’entusiasmo dei “giovani” e l’esperienza dei “vecchi”, ma metterli insieme in una miscela di energia e di conoscenza; piuttosto dobbiamo guardarci dall’ambizione dei “giovani-vecchi” e di chi vorrebbe cambiare tutto perché nulla cambi.
L’incontro di Bersani a Roma con i soli segretari di circolo, provinciali e regionali era un’iniziativa diversa, non sovrapponibile ma anzicomplementare a quella propositiva di Firenze. In quella di Roma non era prevista la mia presenza, non essendo segretario di nulla e, infatti, figure come Serracchiani e Scalfarotto hanno liberamente inteso presenziare prima a questo e poi a quello. Ai nostri nuovi segretari della provincia di Treviso ho scritto una lettera la settimana scorsa per congratularmi e, allo stesso tempo, per mettermi a loro disposizione con spirito di servizio. E per ricordare loro l’importanza di averli accanto quali sensori e antenne di stimolo al lavoro della sottoscritta e di tutti i consiglieri regionali, che guardano al territorio come una risorsa, una miniera inesauribile di forze che quotidianamente si danno da fare e hanno il coraggio di metterci la faccia assumendosi delle responsabilità. A Firenze come a Roma c'erano solo democratici che non sognano piùun’Italia diversa, ma che, con ruoli diversi, hanno cominciato a costruirla. È un buon viatico pensando al Veneto disastratodall’alluvione di questi giorni e ritornato a essere periferia dell’impero per colpa di una classe politica dissennata.
Laura Puppato
Capogruppo PD Regione Veneto
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