martedì 18 gennaio 2011

«La Provincia ritiri il calendario»

Pier Luigi Bersani si è detto «indignato» per la scelta della Provincia di Padova di escludere il 25 aprile dal calendario delle festività. «Il 25 aprile è la festa più grande di questo Paese e venire meno all'impegno di celebrarlo significa rinunciare all'impegno di essere italiani in una repubblica democratica. Voglio credere che questa decisione venga rivista», ha detto il segretario del Pd rispondendo ai giornalisti che gli hanno ricordato la polemica in Veneto. Bersani è tornato nella sua Bettola per il 66esimo anniversario della strage di Rio Farnese, sulle montagne della Valnure. Il 12 gennaio 1945 ci fu l'eccidio più grave compiuto dalle forze militari naziste in provincia di Piacenza: l'esecuzione a freddo di 21 partigiani. «Alla domanda se questi giovani partigiani sono morti invano si deve rispondere ogni giorno, difendendo i valori della Costituzione e della Resistenza», ha sostenuto Bersani. In realtà, l'assessore provinciale alla Cultura, Leandro Comacchio, non ha alcuna intenzione di fare dietrofront e ha ribadito l'intenzione di ripetere la pubblicazione del calendario anche nel 2011. Nell'edizione diffusa qualche settimana fa, Comacchio ha cancellato le feste nazionali del 25 aprile (Liberazione dell'Italia dal nazifascismo) e del 1º maggio (festa del lavoro, riconosciuta in tutta Europa, Usa, Canada etc) senza poi fare autocritica per la clamorosa «svista». Forse vale la pena di ricordare che la festa del lavoro fu soppressa durante il ventennio fascista che preferì festeggiare la festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il «Natale di Roma». Sulla vicenda interviene Andrea Colasio, assessore alla Cultura del comune di Padova. «Credo sia utile a tutti smorzare le polemiche e non usare la storia in chiave di lotta politica. Ricordo un sondaggio che l'opinione pubblica veneta spaccata a metà nel giudizio sulla Resistenza, ma la forzatura ideologica della Provincia non aiuta. Se la lega riuscisse ad attenuare la sua ostilità verso il Risorgimento e la Resistenza sarebbe un grande passo avanti per tutti. Comacchio impari dal sindaco di Verona Flavio Tosi che ha invitato il presidente Napolitano a festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Sulle grandi narrazioni simboliche, Bossi non deve giocare la carta del nemico ma di un patrimonio culturale diverso e condiviso. Ci sono anche altre narrazioni oltre alla Padania e al federalismo: la classe operaia, il mondo cattolico, la Resistenza, il Risorgimento», conclude Colasio.

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