lunedì 17 gennaio 2011

Tasse e tariffe, aspettando il federalismo

Sarà anche la settimana del giudizio, come Bossi ha definito quella che si apre domani, per via del voto di venerdì sul federalismo municipale. E magari il tema scalderà la composita platea politica, che di parole si diletta. Ma poco o nulla interessa al signor Rossi del Nordest, l’area che pure coltiva da decenni la speranza federalista. Perché, in attesa di vederne realizzate le promesse di minori spese e migliori servizi, sta già facendo i conti con una realtà di segno esattamente opposto.
Le bollette della telefonia fissa subiscono un rincaro, e quelle degli altri servizi di base restano tra le più care d’Europa, a partire dall’energia. In Veneto gli toccherà finanziare i buchi della sanità con l’addizionale Irpef. L’autostrada costa di più, quella da Venezia a Trieste ha conosciuto l’aumento più significativo d’Italia. I pendolari pagheranno più salato lo scalcinatissimo treno su cui devono salire ogni giorno. Gli autobus urbani renderanno più caro il biglietto, o diminuiranno le corse. Perfino il caffè al bar è salito di prezzo. E per finire, la benzina ha sfondato l’euro e mezzo al litro: lo Stato non farà niente per cambiare la musica, visto che incamera oltre metà del prezzo a titolo di tasse. Risorsa preziosa per rammendare qualche brandello della voragine di un debito pubblico che ha appena stabilito il nuovo record di 1.870 miliardi: come dire 31 mila euro per ciascun italiano, compreso chi nasce oggi e chi è già centenario.

A fronte di questa cruda realtà, la politica vive di annunci e di date presentate come storiche e puntualmente rivelatesi di cartapesta: il discorso di Fini in Umbria, quello di Berlusconi in Parlamento, il doppio voto di fiducia, la sentenza sul legittimo impedimento, e via elencando. Il venerdì prossimo del federalismo municipale si aggiungerà a questo calendario del nulla.

Il termine previsto per l’approvazione definitiva dei decreti di attuazione non scade adesso, ma il 21 maggio, e ad oggi solo tre hanno concluso il loro percorso; altri sei sono in attesa, e se passerà quello di venerdì ne resteranno comunque cinque. Con nodi strategici tuttora irrisolti o solo vagamente affrontati, a partire dalla determinazione dei fabbisogni standard per le funzioni fondamentali di Regioni, Province e Comuni. Intanto, questi ultimi sono sempre più con l’acqua alla gola: il federalismo municipale assegna loro tributi per poco meno di 16 miliardi, ma tale importo va a sostituire gli attuali trasferimenti erariali, pari a 13 miliardi; e Roma incassa pure la differenza, pari ad altri 2 miliardi, più l’ex accisa comunale sull’energia elettrica che torna adesso allo Stato. Morale: in questo 2011 i sindaci riceveranno di fatto gli stessi soldi che avrebbero incassato con il sistema vigente, inclusi i tagli della manovra 2010-2012 già contabilizzati nei trasferimenti eliminati. Quanto alla nuova Imu, l’Imposta municipale unica, arriverà solo nel 2014.

Quale che sia il municipio alla cui anagrafe risulta iscritto, sarà dunque il signor Rossi a dover continuare a pagare, come prima anzi più di prima; né gli renderà meno amaro il compito sentirsi garantire che all’orizzonte sta per spuntare, anziché il sol dell’avvenir, quello del federalismo. Per Bossi, per la politica, per i giochi di palazzo, passerà senza lasciar traccia anche il venerdì del giudizio, 23 gennaio 2011. Per il povero Rossi, saranno tutto l’anno venerdì di passione.

Francesco Jori - il Mattino di Padova

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